Brano ventiquattro_ La nemesi dell'Aquila
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TRATTO DAL LIBRO
"LA NEMESI DELL'AQUILA"
Il ritorno è previsto per domenica sera. Alle ore 21:15 arriviamo a Ferrara. Mi verrete a prendere lì, alla stazione delle corriere. «Ah, dimenticavo, so che per te è importante saperlo: dormiamo tutte e tre nella stessa stanza, oltretutto, Anna e Laura hanno 18 anni e ci sono già andate l’anno scorso. Il posto è bello e sicuro.» In quel preciso momento si alzò dal tavolo, si avvicinò furtiva, prese posizione alle mie spalle e abbracciandomi da dietro cominciò a blandirmi, come solo lei sa fare. «Grazie, papà e mamma, è quello che desideravo per il mio compleanno,» concluse, chiudendo a qualsiasi replica da parte nostra, con un irresistibile e ruffiano bacio sulla mia guancia. Fregato, come sempre, avevo perso ancora. La ragazzina aveva già capito, da tempo, come farci capitolare su quello che le interessava ottenere. Iniziai a pranzare, non dissi una parola in più sulla sua furba proposta. Discutere ancora il progetto di mia figlia, avrebbe portato malumore e l’idea di essere considerato un padre troppo assillante non mi rendeva certo felice. Emma, intanto, continuava a portare cibo, a non parlare e a guardarmi insistentemente, come se volesse spingermi a trattare con Chiara sulla durata del viaggio. Due notti, senza di lei, per mia moglie erano troppe. Non era mai successo, nemmeno per una sola. Io ero inquieto, come lei, di saperla fuori casa, ma in fondo in fondo speravo che la sua indubbia acquisita maturità, già dimostrata in altre occasioni, sarebbe stata di aiuto per evitare pericoli, a cui si va inevitabilmente incontro alla sua età. In fondo non mi dispiaceva che lasciasse la città per un po’ di giorni, sperando che, nel frattempo, si risolvesse il quesito su chi fosse la talpa. «Oggi pomeriggio, se non ti turba la cosa, prenderò alcune informazioni su questo centro benessere. Se le recensioni saranno buone come tu affermi, allora puoi andare. Io e tua madre soffriremo la tua assenza notturna, ma ce la faremo e venerdì 30, con tanti auguri da mamma e papà, quella spa sarà il nostro regalo per i tuoi meravigliosi 18 anni, amore.» Chiara ci ringraziò, mandando ripetuti baci, soffiando sul palmo della mano, poi continuammo tutti a pranzare, molto felici. Tutto sembrava andare per il meglio. Sembrava una meravigliosa foto di famiglia, come quella nei film commedia, a lieto fine. Dentro di me, però, covava un’angoscia, un forte presentimento di sciagura, come se qualcosa di terribile stesse per accadere.
Ufficio Squadra Anticrimine (Fe)
Ore 15:35 mercoledì 28 maggio 2014
La suoneria del mio cellulare riprodusse il mio motivo preferito, almeno un paio di volte, prima che guardassi lo schermo, accorgendomi che si trattava del numero del mio amico professore. «Samuele, buongiorno, qual buon vento?» «Un maledetto vento di tempesta, caro Ferrari! Sono tornato ora dall’università e ho trovato il mio appartamento sottosopra. Fortuna vuole che non fossi presente e viva da solo. Guardando come mi hanno ridotto il mobilio e il resto avrei dovuto, sicuramente, riparare anche me stesso! Hanno devastato completamente la casa dove vivo qui a Padova, in un modo brutale, in un modo che non riesco nemmeno a spiegarti. Praticamente dovrò ricomprare tutti i mobili. Molti erano antichi e quindi il danno è enorme. Stiamo giocando con il fuoco, amico mio. Evidentemente cercavano quello che sappiamo e questo significa che la trappola è scattata e la talpa, all’interno della polizia, è a conoscenza di qualsiasi nostro movimento e di ogni cosa si dica o si scriva!» Mi alzai di scatto dalla poltrona, chiedendo al professore di attendere un attimo, per darmi tempo di uscire dall’ufficio. Volevo evitare che Alessia ascoltasse la mia risposta. Il mio comportamento la sorprese, ancora una volta, in modo negativo, lo comunicò lanciandomi un’occhiata molto sospettosa, mentre mi allontanavo con il cellulare in mano. Appena fu possibile, lontano da orecchie indiscrete, risposi al professore con un tono di voce decisamente preoccupato. «Terribile, è terribile Samuele, certo non pensavo di metterti in pericolo o in mezzo a una situazione così critica. Quello che è successo inizia veramente a farmi paura. Adesso sono in pensiero per te, la tua e la mia famiglia. Questi delinquenti fanatici, privi di qualsiasi umanità, potrebbero veramente fare di tutto.» Era meglio prepararsi al peggio. Decisi, immediatamente, di coordinare una sorveglianza h24 sul Lombardi e sull’anziana madre che viveva da sola in un appartamento, sempre a Padova, assistita da una badante di origine polacca. «L’unica nota positiva, caro prof, è che, fortunatamente, possiamo cominciare a stringere il cerchio dei sospetti. Le persone, che potevano credere che il manoscritto fosse in nostro possesso, possono contare sulle dita di una mano. Dovrebbe essere più facile, a questo punto, stabilire chi eventualmente possa averlo fatto sapere alla Congrega. Dobbiamo anticipare il nostro appuntamento a questa sera davanti al Duomo di Ferrara, verso le 19:00, mangeremo qualcosa e poi ti accompagnerò all’albergo per la notte. Alloggerai qui in città per qualche giorno, almeno fino a quando non avremo scoperto la talpa. Avverti tua madre dell’agente di polizia che le manderò, subito dopo la nostra telefonata. Non dire a nessuno dove ti trovi e chiama un’impresa per pulire e sgombrare il tuo appartamento. Fatti fare una fattura dei lavori, vedrò di farti rimborsare, almeno in parte, dei danni subiti.»
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