Brano diciannove_ La nemesi dell'Aquila
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TRATTO DAL LIBRO
"LA NEMESI DELL'AQUILA"
La mia teoria, sul manoscritto vilipeso dal Savonarola e così prezioso per Copernico, è orientata verso uno scritto che aveva aspetti religiosi contrari alle dottrine del primo e aveva aspetti relativi a questioni astronomiche ed eretiche, favorevoli al secondo. Copernico si specializzò in diritto canonico a Ferrara e scrisse De revolutionibus orbium coelestium (Rivoluzioni delle sfere celesti) e soprattutto discusse, anche se in aperta contraddizione, una teoria di lontana origine greca, secondo la quale esiste l’incapacità umana di comprendere completamente il funzionamento delle influenze degli astri. La Chiesa cattolica condannò duramente l’opera di Niccolò, in quanto ritenuta contraria alle Sacre Scritture, la quale poneva l’uomo al centro del piano divino e quindi la Terra al centro dell’Universo. Ora, però, vorrei tornare, per un attimo, allo scritto del Sommo Poeta. La Zanchi ci mostrò un documento, poi conservato fino al 1504 nella biblioteca del castello di Ferrara, nel quale venne redatto un impegno di alleanza tra Guido Novello da Polenta, ultimo mecenate di Dante e Obizzo III d’Este. Si erano uniti per combattere un cugino che voleva impadronirsi di Ravenna. Venne redatto un contratto, firmato dallo stesso Novello, nel quale si specificava uno scambio di favori. Da una parte un impegno militare di aiuto contro il cugino Stasio e dall’altra un manoscritto, che poteva essere usato, così viene scritto nel documento, come arma di ricatto verso la Chiesa. Quest’ultima scrittura, autografa e originale, conferma la paternità delle tre appendici: sono dell’Alighieri. È una premessa necessaria, caro Ferrari, per capire cosa, secondo me, contiene il secondo manoscritto,» concluse il professore. «Se ho capito bene, sintetizzando, sia il primo che il secondo manoscritto contengono scomode verità. Parole e avvenimenti che la Chiesa mal digerisce e vuole nascondere. Se non sbaglio, questi documenti, in possesso delle persone giuste, avrebbero il potere di tenerla sotto ricatto?» Domandai. «Esattamente,» confermò Lombardi e proseguì: «A questo punto il nostro compito è scoprire il luogo segreto e trovare il manoscritto che chiameremo “eretico”. A tal proposito, ho studiato un po’ la pianta del castello di Ferrara e credo che la zona chiamata le “Corti” possa essere stata quella scelta per custodire il nostro misterioso scritto. A partire dalla fine del XV secolo furono allestiti gli appartamenti privati dei sovrani, con bagni, armadi, quadri, sale di rappresentanza, eccetera. «Appena salito al trono, ogni duca, con appartamento per sé e il proprio seguito, spesso smantellando completamente i locali sistemati dal suo predecessore. È probabile che Ercole I e la moglie Eleonora d’Aragona abbiano costruito all’interno delle loro stanze, il loro nascondiglio.» «Quindi lei pensa, e secondo me lo pensano anche i nostri della Congrega, che in una delle stanze si possa celare ancora, in un luogo segreto, l’eretico scritto?» «Sì, lo penso, ritengo improbabile che sia andato perduto o peggio che sia stato trovato da qualcuno che non fosse il duca stesso,» rispose il professore. «Bene, quindi dovrò informare il P.M. e il questore della nostra teoria e chiedere un mandato per le “Corti” dentro il castello. Poi andremo insieme a cercare il tesoro nascosto. Giusto, prof?» «Tutto questo è veramente molto eccitante, ma non per domani, ho lezione sia al mattino che al pomeriggio e per il weekend ho preso un impegno con un vecchio amico. Direi che la giornata ideale, per me, sarebbe lunedì 26, meglio se nel pomeriggio.» «OK, fissiamo già da adesso l’indagine sugli appartamenti ducali per questa data. Appuntamento in ufficio, verso le 15:00, farò in modo di avere i permessi prima di quell’ora,» confermai convinto. «Spero di essere in grado, per quella data, di avere altre informazioni preziose da portare,» aggiunse il Lombardi, salutando con la mano aperta sulla porta dell’ufficio, mentre usciva.
Ufficio Squadra Anticrimine (Fe)
Ore 09:35 venerdì 23 maggio 2014
«Dottore, sono appena arrivate, se desidera consultare le cartelle della scientifica e del medico legale, riferite alla morte di Lidia Augeri e Antonio Maggi. Le stampe sono ancora calde, non le lasci raffreddare!» Aggiunse, spiritosamente, Alessia. «Questa mattina è straordinariamente allegra, posso sapere cosa le è successo per essere così raggiante?» «Chiedo scusa, non vorrei essere indisponente, sono consapevole del momento delicato che sta vivendo quest’ufficio, ma non riesco a trattenere la mia gioia. Glielo dirò, se proprio vuole. Ieri pomeriggio sono andata a fare una visita medica molto importante. Insomma, senza tirarla troppo per le lunghe, sono incinta!» Uno splendido sorriso si disegnò sul viso della Marini. «Sono veramente contento, anzi, le dirò di più, felice di apprendere, finalmente, una bella notizia, soprattutto se viene da lei e riguarda la sua vita! Congratulazioni, anche a suo marito, ovviamente. Sono molto lieto che voi abbiate potuto esaudire, ancora una volta, il vostro più grande desiderio,» ricambiando il contagioso sorriso di Alessia. «Grazie, dottore, mille grazie. Lei è veramente gentile, come sempre.» «Va bene, ora però torniamo a noi e al nostro lavoro,» comandai, con tono risoluto. «Certamente, dottore,» rispose prontamente Alessia, dirigendosi alla sua scrivania, mentre ripeteva piano sottovoce le mie ultime parole, come fossero un mantra: «Torniamo a noi, al lavoro, subito!» Cominciai a leggere il rapporto contenuto nella cartella riferita all’omicidio dell’Augeri. Come mi aspettavo, dagli esami risultava che era stata strangolata con un laccio, fino a perdere i sensi. Stessa identica procedura degli altri precedenti delitti. In seguito, ancora viva, fu appesa e poi calata dentro il pozzo, seguendo l’ormai tristemente noto e antico rituale punitivo delle streghe. Sorvolai sulla successiva relazione del patologo e m’interessai, maggiormente, degli indizi e delle tracce, eventualmente lasciate dagli assassini della povera donna. La pur esperta dottoressa Agostani, purtroppo, non era riuscita a rilevare nessuna impronta, oggetto o traccia ematica che potesse portarci a qualcosa o a qualcuno. Chiusi il fascicolo, ancora una volta molto rattristato, per quest’ulteriore buco nell’acqua. Tra me e me, in quel momento, iniziai a formulare alcune brutte frasi, irripetibili a voce alta. Aprii la seconda cartella, quella portata dalla Marini su Antonio Maggi. Notai subito un particolare interessante. Il primo foglio riportava la relazione del dottor Calcaterra e iniziava dicendo che la morte era avvenuta per avvelenamento da cianuro, come avevo sospettato fin dal primo istante, verso le 09:30 di mercoledì 21 maggio 2014. Quest’informazione modificava completamente la mia ipotesi. Credevo che il Maggi fosse stato avvertito del nostro arrivo e che quindi si fosse suicidato di conseguenza. In realtà l’ora indicata dal patologo escludeva questa possibilità. Il suicidio era stato, ovviamente, calcolato e premeditato. Infatti, alle 11:27, lo ricordavo perfettamente, stavo parlando con la vigilessa nel mio ufficio e non avevo ancora deciso di procedere alla irruzione nell’Oratorio, per catturare il maggiore sospettato nell’omicidio Camponeschi. Questa considerazione mi fece ricordare una nota della scientifica fatta sui pezzi di bottiglia trovati in un cestino, nell’appartamento di Maggi. Il rapporto evidenzia tracce di vino su tutti i vetri recuperati dallo studio. Quindi i due fogli, trovati sulla scrivania, perfettamente asciutti ed esenti da macchie, non erano all’interno delle bottiglie distrutte.
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