Brano sedici_ La nemesi dell'Aquila


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TRATTO DAL LIBRO
 "LA NEMESI DELL'AQUILA"

 Se non si beve o si mangia troppo, la lucidità rimane integra e a volte le buone idee si riversano nelle parole e nei discorsi come il buon vino nel bicchiere. Finito di pranzare Lombardi iniziò a spiegarmi il periodo ravennate di Dante, alla corte di Guido Novello da Polenta, il suo ultimo mecenate dal 1318 fino alla morte. «Come avrai capito dall’enfasi che uso parlando di questo personaggio, sono un appassionato studioso dell’Alighieri e del suo tempo. Spero veramente si parli di lui, nel documento, perché il poter partecipare personalmente a questa ricerca delle Appendici perdute, mi elettrizza. Ho la netta sensazione che, oggi pomeriggio, scoprendo altri documenti del periodo, potremmo avere alcune risposte interessanti. Per esempio, vorrei sapere come arrivarono i manoscritti a Ferrara. Inoltre, potremmo anche scoprire il motivo per cui Obizzo III decise di custodire in gran segreto le “False Veritate” e anche dove. Invece dubito, fortemente, di trovare notizie sul luogo segreto del manoscritto di cui parlano il Savonarola e Niccolò.» «Trovo esatte e logiche queste sue considerazioni, ma sono anche molto preoccupato! Se le informazioni, che lei suppone potremmo trovare nell’Archivio, fossero di vitale importanza per noi, lo sarebbero anche per gli assassini, che farebbero di tutto per impadronirsene. La domanda sorge spontanea, caro professore, come pensano di procurarseli? Quando entrammo nell’appartamento di Maggi, ebbi la netta sensazione che lui fosse stato avvertito del nostro arrivo, quindi il pericolo di avere una talpa, all’interno della stessa Questura, è molto probabile.» Era già tarda sera quando, completamente stanchi e assonnati, tornammo verso Ferrara. Avevamo fatto, solamente, una breve sosta in un autogrill per un toast, un bicchiere d’acqua e un caffè caldo. La giornata era stata pesante, ma redditizia. Avevamo, come previsto, ricavato molte altre utili notizie nell’Archivio di Modena, vera fonte di informazioni. Ora si trattava di radunarle tutte insieme, collegarle e verificare l’esatta cronologia degli avvenimenti storici con il percorso compiuto dai due antichi scritti e di come, tutto questo, si collegasse a sua volta con gli omicidi Camponeschi e Augeri. Lombardi, arrivato al parcheggio della Questura, scese dalla mia auto e si diresse, barcollando per la stanchezza del viaggio, alla sua. Padova era ancora lontana, povero prof, pensai tra me e me. Poco prima mi aveva assicurato che, nei prossimi giorni, avrebbe recuperato e studiato tutti i suoi preziosi appunti, sia scritti che digitali, sugli argomenti discussi nella giornata odierna. Promise, inoltre, di mettere a disposizione del mio ufficio tutta la sua conoscenza sulla materia, relazionandomi sul quadro storico, completo, degli avvenimenti. Attesi, seduto nella mia Audi, con il finestrino abbassato, la partenza dell’auto del mio prezioso consulente. Salutai con un gesto della mano sinistra il Lombardi che ricambiò il saluto, poi spinsi il pulsante alza vetro e il finestrino si chiuse rapidamente. Accesi il motore e mi diressi verso casa. Ero molto stanco pensai dovesse esserlo, vista l’età, maggiore della mia, anche Samuele. «Speriamo, non abbia un colpo di sonno al volante.» Mi resi conto di averlo detto a voce alta e di averlo chiamato per nome, per la prima volta. Entrai in casa e pronunciai un’unica parola, in risposta alla domanda di Emma, che mi chiedeva come fosse andata la giornata: «Esausto.» Una seconda parola uscì dalla mia bocca: «Chiara?» «È già a letto, tranquillo.» rispose la mia paziente compagna di vita. «Bene, vado anch’io, adesso! Buonanotte, amore mio, rimandiamo a domani le spiegazioni. Ti spiace?» «Per niente, mio stanco poliziotto, vai a dormire, domani è un altro giorno!» «Vedo che non sono l’unico a usare citazioni da un film.» «Non sei il solo, vai ora.» Un sorriso e una leggera pacca sulla mia spalla furono i gesti che mi accompagnarono verso le braccia di Morfeo.

 

Ufficio Squadra Anticrimine (Fe)
Ore 08:50 mercoledì 21 maggio 2014

 

Nardi entrò di corsa in ufficio, visibilmente eccitato dalla notizia che stava per comunicare: «Hanno avvistato Antonio Maggi in compagnia di un’altra persona, una donna. È successo ieri, in tarda serata. Il merito è di una agente della polizia municipale che stava compiendo un giro di controllo, nel parcheggio di piazza Sacrati. Avevamo distribuito a tutti, polizia, carabinieri e vigili urbani, la foto del criminale, sperando che qualcuno lo potesse riconoscere ai posti di blocco o in strada normalmente. «La vigilessa è rientrata subito in ufficio e ha fatto un rapporto preciso sul nostro sospettato di omicidio e sull’essere stata a un passo dal ricercato. Dopo aver guardato attentamente la foto segnaletica ha confermato, senza dubbio, l’identità dell’uomo. Il comandante Vellani ha immediatamente allertato, come da accordi presi, il nostro ufficio Anticrimine e subito dopo ho radunato gli uomini e sono andato subito sul luogo dell’avvistamento.» «Quanto tempo è trascorso dall’avvistamento del nostro sospettato in piazza Sacrati al vostro intervento?»  «Potrei sbagliare, ma direi un’ora al massimo.» «Sembra siano stati sufficienti al signor Maggi per sparire, visto che non si è parlato di arresto,» replicai. «Quando giungemmo in zona non vedemmo il ricercato o altre persone che potessero farci pensare a un collegamento con lui.» «Le abitazioni, intorno alla piazzetta, possono far pensare a qualche nascondiglio?» Ero interessato ad una zona di Ferrara, da me, poco conosciuta. «Intorno al parcheggio vi sono diverse case, con porte che danno sulla piazzetta. Difficile dire se il “nostro” alloggi in una di queste. La chiesa di San Domenico è una zona completamente recintata e il passaggio è vietato a tutti, perché c’è pericolo di crollo dopo il sisma del 2012.» «Va bene, ormai è tardi, è inutile piangere sul latte versato, come si dice. Da adesso a tutti gli agenti verrà data la foto del sospetto, da conservare nella tasca della giacca della divisa. Dovranno telefonare direttamente a noi, se riconoscessero Maggi,» ribadii, stizzito. «Nardi, voglio un controllo costante sulla zona in questione h24. Dovrà pure uscire dal suo buco per mangiare o fare altro. Se ieri sera non vi siete fatti troppo notare, potrebbe non sospettare nulla e farsi finalmente catturare. Speriamo che stazioni veramente in quella stessa parte della città. Alessia, prepari e stampi una mappa del luogo, anche dall’alto, con Google Maps e poi me la faccia avere.» «D’accordo, dottore, lo faccio subito!» «Nardi, mi convochi la vigilessa che ha visto il nostro sospettato, voglio parlarle stamattina, grazie.» Nardi si dileguò dalla stanza in un attimo, solerte come sempre, col cellulare incollato all’orecchio, stava già chiamando la ragazza. L’orologio elettronico indicava le 11:27 quando la donna in divisa si presentò al dottor Ferrari. «Buongiorno, operatore di polizia municipale Gerelli.» «Buongiorno, si segga. L’ho convocata per avere da lei alcune informazioni sull’avvistamento di ieri sera.» «Ecco le stampe delle mappe da Google Maps, nella zona di piazza Sacrati,» disse l’ispettrice Marini, porgendomi i fogli. «Può indicarmi il punto preciso dove ha visto il nostro uomo, per favore?» Esortai la Gerelli, indicando le mappe. «Esattamente qui, alla fine del parcheggio, verso la chiesa di San Domenico.» Rispose, segnalando, con estrema precisione, il punto esatto. «Era con un’altra persona, girata di spalle e parlava con questa molto animatamente. Fisicamente, giurerei si trattasse di una figura femminile. L’uomo l’ho visto bene in viso perché il lampione in fondo alla piazzetta lo illuminava proprio in quel punto.


 

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