Brano diciotto_ La nemesi dell'Aquila


CLICCA PER ASCOLTARE IL DICIOTTESIMO BRANO 
TRATTO DAL LIBRO
 "LA NEMESI DELL'AQUILA"

Come? Con una telefonata? Sicuramente è la cosa più probabile, ma per farla era necessario che il nostro uomo avesse a disposizione un cellulare, che non abbiamo ancora trovato. Come se n’era liberato? I tempi erano stati troppo stretti per averlo avvisato di persona. Trovare il telefono sarebbe un bel passo avanti. Potremmo dare un nome alla nostra misteriosa talpa. La permanenza del nostro uomo, in questo luogo, era confermata dal materassino da campeggio, usato come letto, in un angolo della stanza. Il lenzuolo e la leggera coperta di cotone ancora da rincalzare, due bottiglie d’acqua vuote e alcuni resti del cibo da asporto erano la prova di una sua presenza nell’oratorio, da alcuni giorni. «Voglio tutte le impronte e il DNA che riusciranno a trovare su ogni oggetto o briciola di questa stanza, sono stato chiaro, Nardi?» Quasi lo urlai. «OK, dottore,» rispose, preoccupato dal mio tono, l’ispettore capo. 

                                                          CAPITOLO SEI 
                                                 
                                                                                                                                                                        Ufficio Squadra Anticrimine (Fe)
Ore 08:35 giovedì 22 maggio 2014

Seduto alla mia scrivania, stavo guardando, perplesso, il foglio trovato all’oratorio. Non riuscivo a capire cosa volesse rivelare Maggi disegnando quegli strani triangoli. La mia mente si stava interrogando su cosa potessero significare quelle due figure geometriche, contrapposte. Forse due ali o due vele o due piramidi, una mappa? La voce della Marini interruppe le mie elucubrazioni. «Dottore ho Lombardi al telefono, glielo passo.»
«Professore, buongiorno, qualche novità interessante?» Chiesi. «Molte novità e anche molte conferme, un’ora e sono da lei.» «Bene, molto bene, l’aspetto.» Poi, rivolgendomi all’ispettrice: «Alessia, le mando a monitor il rapporto che ho già completato e firmato. È quello relativo all’incursione fatta ieri pomeriggio al n.10 di piazza Sacrati. Può inviarlo al questore, dopo che lo ha controllato e salvato come “suicidio Antonio Maggi”. Successivamente, appena disponibili, aggiungeremo, a questa cartella, il rapporto della scientifica e del patologo.» La Marini aprì il file che le avevo inviato e iniziò a controllare il mio rapporto. All’improvviso s’interruppe, guardò attentamente la foto digitale dei misteriosi triangoli, la ingrandì e mi domandò se sapessi cosa rappresentasse quel disegno. «Assolutamente no, purtroppo,» risposi contrariato. «Ho evidenziato questa mia lacuna anche nel rapporto che sta leggendo, mi pare.» «Be’, dottore, io forse so di cosa si tratta,» assicurò, con soddisfazione. «Potrebbe essere la rappresentazione di una costellazione tipo Orione o anche un’altra! Adoro studiare le stelle, appena posso mi perdo a guardarle, in cielo o sul computer.» «Incredibile, Marini, lei è veramente incredibile e indispensabile. Mi scusi per tutti questi aggettivi, ma se li merita tutti. Lei ha ragione, potrebbe essere proprio una costellazione!» Non fui certo sorpreso della sagacia della mia assistente. «Potremmo provare a inserire la foto del disegno nel computer e lanciare una ricerca per trovare l’analogia con le immagini delle varie costellazioni,» propose, sempre più coinvolta, Alessia. «Un’altra ottima idea, lo faccia!» Passò pochissimo tempo e sullo schermo del suo monitor arrivò la risposta tanto attesa: «Guardi, ecco la stessa struttura del disegno... è la costellazione dell’Aquila, l’abbiamo trovata, stampo tutte le informazioni importanti che riesco a trovare su queste stelle.» «Prepari una cartella con tutto dentro, la stampi e me la invii appena pronta, non vedo l’ora di capire l’importanza di questa costellazione nella nostra indagine.» Il rumore della nuova stampante laser era simile a un leggero fruscio e i fogli si accumulavano velocemente nella vaschetta raccoglitrice. Aspettavo risposte mentre, nervosamente, battevo il cappuccio della penna sul mio tavolo. «Buongiorno, signore e signori carissimi.» Si presentò così, all’ingresso dell’ufficio, il Lombardi, ostentando uno smagliante sorriso. «Buongiorno, professore, si accomodi, stavo per dimenticare il nostro appuntamento. Ero tutto preso da una grossa novità sul caso. Antonio Maggi si è ucciso, pur di non essere costretto a parlare con noi! In compenso, ha lasciato un’importante traccia, ma non so se l’abbia fatto volutamente o no. Fra un attimo le mostrerò cosa ha scoperto la Marini, non appena saranno pronte le stampe.» Continuai: «Ecco, la cartella con le stampe è pronta, dentro c’è proprio tutto quello che ho trovato.» «Grazie, Alessia, vediamo un po’.» Cominciai a leggere a voce alta: «La costellazione dell’Aquila si trova nel cielo settentrionale, vicino all’equatore celeste. Fu catalogata per la prima volta dall’astronomo greco Tolomeo nel II secolo. La stella più importante e più brillante è Altair, individuabile nei pressi della Via Lattea boreale, il cui nome, viene dall’arabo al-nasr al-ta’ir, che significa «aquila che vola.» Secondo alcune antiche credenze sarebbe stata la scintilla dell’origine della vita. «Una leggenda che nasceva da un antico racconto. Zeus s’innamorò di una mortale ma, date le resistenze di lei, si trasformò in un cigno e fece fingere ad Afrodite, trasformata in aquila, di cacciarlo. La donna offrì riparo al cigno in fuga e si ritrovò fra le braccia di Zeus, dando origine al primo uomo, frutto di un dio e di una mortale. «A perenne ricordo, Zeus collocò le immagini del cigno e dell’aquila nel cielo. La brillantezza di Altair è dovuta non tanto alla sua luminosità intrinseca, quanto al fatto che si tratta di una stella relativamente vicina, così da essere visibile da tutte le regioni popolate della Terra. Secondo alcuni studi recenti, la città dell’Aquila sarebbe stata edificata con le chiese e i monumenti disposti a terra specularmente alla costellazione Aquila, per volere del suo fondatore Federico II di Svevia. Ora una quesito: tutto quello che ho letto, ci indica il grado d’importanza di questa costellazione?» Conclusi. «Per essere sincero, ho il vago ricordo di aver già avuto modo d’interessarmi a questo gruppo di stelle. Pare si trattasse di uno studio sulle sette segrete del XVI secolo. Si parlava di un importante gruppo di adepti, seguaci di questo credo, chiamato Congrega dell’Aquila, anche se, per eccesso di pignoleria, fa parte della mia natura, vorrei prima fare uno studio preciso sui fatti e riguardarmi gli appunti presi in quell’occasione.» «Bene, in attesa di conferme su quello che mi ha detto ora, vorrei tornare allo scopo del nostro incontro di oggi. Cosa ha scoperto?» Esortai Samuele, perché mi informasse. «Ho diviso le mie ricerche in due parti distinte. Una strada seguiva l’ipotetico manoscritto attribuito a Dante. L’altra strada seguiva la natura misteriosa di uno scritto dai contenuti ecclesiastici, evidentemente molto importanti per il Ducato, tanto importanti da decidere di custodire in un luogo segreto. La storia ci dice che la Chiesa, nei periodi che abbiamo preso in esame, tentasse spesso e volentieri di appropriarsi del Ducato di Ferrara. Politicamente, militarmente e diplomaticamente non riuscì a farlo, fino a quando Clemente VIII nel 1597 ne ebbe ragione per una questione meramente genetica, cioè l’impossibilità di dare una discendenza ad Alfonso II d’Este. La disperata necessità di un erede fu il motivo che, come sappiamo, costrinse il duca a privarsi delle famose Appendici a favore di Nostradamus. 


 

Commenti

Post popolari in questo blog

Ascoltiamo e leggiamo insieme il 4°- 5°- 6° brano dal mio giallo "La nemesi dell'Aquila", ambientato nella splendida Ferrara.