Brano trentaquattro_ La nemesi dell'Aquila
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TRATTO DAL LIBRO
"LA NEMESI DELL'AQUILA"
CAPITOLO DIECI
Casa Ferrari
Ore 10:20 domenica 01 giugno 2014
Il cellulare squillava già da un po’ quando Emma, finalmente, anche se, molto titubante, si fece coraggio e toccò il display lampeggiante. Troppo tardi, lo fece troppo tardi e il telefono smise improvvisamente di suonare. Apparve la scritta “numero sconosciuto”, ma non per lei. Quel numero sapeva bene a chi appartenesse, all’uomo dei suoi incubi, all’uomo che teneva in ostaggio sua figlia. «Dai, richiama, stronzo, richiama, forza!» Quando il device si illuminò di nuovo, gli occhi di lei si accesero della luce del quadro, riflettendo il piccolo rettangolo bianco con la scritta «rispondere?» Lei questa volta si affrettò ad accettare e premette sullo spazio bianco. «Ciao di nuovo, Emma. Tutto bene lì a casa Ferrari?» «Ti trovo sarcastico e bastardo, come sempre. Non ho nessuna voglia di scherzare e di parlare con te. Dimmi solo che Chiara sta bene. Dimmi che non l’hai toccata con tue mani sporche di sangue e riferisci a quell’ignobile essere, di nome Davide, questo messaggio: la pagherai molto cara per quello che hai fatto!» «Ti trovo molto scurrile e anche un po’ volgare, non ti conoscevo così rabbiosa. Stare con quel poliziotto non ti aiuta per niente, mia cara,» rispose ironico Zocchi. «A che ora e dov’è l’appuntamento? Chiudiamo questa telefonata e questa storia,» concluse Emma.
Zona Acquedotto di Ferrara Ore 12:00 domenica 01 giugno 2014
Zocchi stava aspettando Leone Ferrari con impazienza, era molto agitato, aveva già fatto un paio di giri, seguendo il perimetro dell’acquedotto, situato nel centro del parco che circonda il monumento. Osservava attentamente tutto quello che si muoveva intorno a lui. Aveva il timore di scorgere volti sospetti o poliziotti in borghese e cercava soprattutto di capire se il vicequestore avesse avuto il tempo di organizzare, in così poco tempo, una trappola per incastrarlo. Intorno a lui, però, vedeva solamente famiglie, intente a trascorrere ore piacevoli, durante le loro abituali uscite domenicali. Cercavano il fresco, sotto le numerose e verdi piante del parco, per combattere la calura di quel primo giorno di giugno. Erano padri e madri che spesso rincorrevano i loro figli che, come al solito, cercavano di scappare, qualcuno per gettarsi in qualche guaio e qualcuno per salire sopra una giostra, uno scivolo o l’acquedotto stesso. In mezzo a quei genitori e a quei bambini urlanti, Emma gli comparve davanti, dal nulla. «Ciao Piero, tutto bene?» «Cosa fai, tu, qui? Dov’è tuo marito? Questa cosa non mi piace per niente, se è uno scherzo, non fa ridere.» Rimase sorpreso di vederla ed iniziò a guardarsi intorno con sospetto. «Ho creduto opportuno venire da sola, per dirti che, anche volendo, non avrai niente da me e nemmeno da Leo. Lui non sa di questo appuntamento, se vuoi non gli dirò niente, né a lui né a nessuno, di questo nostro incontro. «Mio marito non ha mai avuto il tuo prezioso manoscritto. Mi dispiace per te, ma non c’era nulla nella cassaforte costruita da Leonardo da Vinci. Alfonso II lo consegnò a papa Clemente VIII e oggi è al sicuro in Vaticano. Questa è la pura verità. «Se vi foste incontrati, lui avrebbe cercato di prendere tempo, ti avrebbe fatto promesse che sapeva di non poter mantenere. Lombardi e Leo, in questo momento, stanno cercando un altro documento, che pare, Dante abbia nascosto prima di morire. «Se esiste, se lo troveranno, te lo faranno avere, ti puoi fidare di me, ma adesso libera mia figlia. Lei, oggi, non ti serve a niente. Sono qui solo per salvare Chiara, sono disposta a tutto per farlo, anche ingannare ancora una volta mio marito, se dovesse servire.» «Una brava moglie e una brava mamma! Questo sei diventata. Hai davvero tanto coraggio per presentarti qui, con niente in mano, al posto del tuo caro maritino poliziotto, con proposte campate in aria! Ascolta bene quello che sto per dirti: non credo a una sola parola, di quello che mi hai raccontato! «Nonostante tutto voglio premiare il tuo tentativo, a ricordo dei bei tempi trascorsi insieme. Ti concederò un po’ di tempo, per convincere il signor vicequestore a non scommettere con la vita di sua figlia e a consegnarmi quei fogli. Ha tempo tre giorni da adesso. Giovedì mattina lo aspetto qui, alle dieci in punto, altrimenti la ragazza muore, ultimo treno, chiaro?» Si girò di spalle e senza dire nulla si diresse verso il lato opposto del parco. Lo scopo, che Emma si era prefissata, era stato raggiunto. Era riuscita a prendere tempo, senza far intervenire direttamente Leo, dandogli modo e spazio per cercare il documento nascosto.
Appartamento in via Borgo leoni (Fe)
Ore 13:30 domenica 01 giugno 2014
Due squilli prolungati, al terzo come sempre, come sua abitudine, la risposta. «Pronto, casa Agostani, chi parla?» «Sono io, forse non hai visto il mio numero, dovresti conoscerlo, lo uso solo con te e Davide.» «No, Piero, non ho guardato il display, pensavo fosse una telefonata commerciale, scusa, dimmi.» «Devi sparire, per il tuo bene e per quello della Congrega, devi andartene subito da lì, purtroppo sei in grave pericolo.» Zocchi spiegò a Serena cos’era successo, poco prima, all’acquedotto di Ferrara. Raccontò di aver parlato con Emma e di aver capito che aveva spifferato, a suo marito, tutto quello che aveva vissuto con loro a Milano. Ritenendo che avesse raccontato, nei dettagli, quello che sapeva sulla Congrega e quindi anche su di lei. «In questo momento sei la più esposta alla cattura, vista tua posizione all’interno della Polizia. Fai i bagagli, distruggi il telefono e raggiungimi, subito, all’appartamento in Arianuova.» La convinse che, in quel luogo, sarebbe stata al sicuro e che non appena fosse avvenuto lo scambio con Ferrari, avremmo potuto, tutti, andare via dalla città. «Va bene, farò come desideri, farò sempre quello che mi chiedi, grazie Primogenito,» rispose Serena ubbidiente e consapevole dell’autorità del capo della Congrega dell’Aquila.Hotel in centro, stanza 109, zona Castello (Fe)
Ore 13:30 domenica 01 giugno 2014
«Ciao Leo, sono io.» «Ciao Emma, ha chiamato?» «Sì Lo ha fatto stamattina, l’appuntamento era per oggi, alle 12:00 in punto.» «Come per le ore 12:00? Sono già le 13:30! Che casini stai combinando, ancora?» «Sono andata io, da sola, all’appuntamento,» rispose sicura. «Perché lo hai fatto? Dove si è tenuto questo incontro?» Fui sorpreso dalla sua pericolosa iniziativa personale. «All’acquedotto. Ho creduto, a ragione, che sarebbe stato più facile ottenere tempo se, a questo incontro, lo avesse chiesto la sua ex moglie. Ci sono riuscita! Abbiamo ancora tre giorni, prima che scada l’ultimatum. Il nuovo appuntamento, questa volta con te, sarà giovedì alle 10:00 in punto, nello stesso posto, così ha detto.» «Adesso sa che non ho il manoscritto eretico, vero?» Conoscevo già la risposta, immaginando come mia moglie avesse ottenuto quello che voleva. Pur ritenendo positiva la sua intromissione, dovevo comunque reagire in modo da non farle capire. Solo due parole, che dicevano tutto e niente, uscirono dalla mia bocca: «Brava, perfetto!»
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